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L’origine dei Supertuscan affonda le radici negli ultimi quarant’anni: questi vini nascono da un forte desiderio – da parte dei produttori – di rinnovamento e di internazionalità.
Alla fine degli anni ’60 il marchese Incisa della Rocchetta con l’aiuto del geniale enologo Giacomo Tachis, decise di sperimentare nuove strade producendo il Sassicaia, vino rosso ottenuto da uve di Cabernet Sauvignon e Franc coltivate nella sola zona di Castagneto Carducci (ora area della DOC Bolgheri Sassicaia) e affinato in barrique francesi.

Analizzando i terreni, avevano appurato che possedevano caratteristiche molto simili alla zona di Graves, vicino a Bordeaux, quindi erano poco adatti al Sangiovese, ma perfetti per coltivare uve internazionali di altissima qualità.
Ecco così nascere un nuovo concetto di vino toscano, e cioè di un grande vino rosso, longevo e strutturato, che porta con sè il terroir toscano:

un vino caratterizzante e influente, capace di innestarsi nelle anime dei Cabernet, dei Franc, dei Syrah e dei Merlot più ostinatamente francesi, rendendoli potenti e fortemente espressivi dei suoli toscani, arricchendoli nei bouquet olfattivi di sentori di sottobosco e di erbe balsamiche, e ingentilendoli di profumi di violette e di fiori bianchi.
Questi nuovi e più moderni vini, accolti agli inizi tiepidamente in Italia, ricevettero fin dall’inizio invece grandi apprezzamenti presso i mercati esteri, in particolare in quello statunitense, guidato da sapienti wine influncer e assaggiatori come Robert Parker, che per primo li appellò “Supertuscan” e James Suckling, noto per le sue pubblicazioni su Wine Spectator.

Oggi nella categoria dei Supertuscan rientrano vini che utilizzano uve di Cabernet, Merlot o Syrah, o anche sole uve Sangiovese: accomunati da caratteristiche ben precise quali il gusto corposo, la longevità e la struttura importante, ognuno di essi ha però una propria anima, una storia, un territorio da raccontare – distinguendosi come espressioni di un’enologia più creativa e meno ingessata nelle regole dei disciplinari – figli di una generazione nuova di enologi, capaci di interpretare la perfetta interazione tra le caratteristiche di un territorio e la filosofia di una cantina, che ritroviamo nel bicchiere.
Proprio come il nostro I Campacci, ottenuto con le sole uve provenienti dalla nostra piccola vigna di Merlot.

Un crù di grande appeal e sensualità, che esprime le caratteristiche di internazionalità di questi vitigni (speziatura, confettura, potenza e struttura) e la filosofia della nostra Tenuta (freschezza, ricchezza e tannino robusto per invecchiamento). Prodotto ogni anno in circa 6000 bottiglie, è un grande vino da meditazione e da lungo invecchiamento.

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